Tempo fa abbiamo descritto la situazione del Somalliland, Paese africano separatosi nel 1991 dalla Somalia non ancora riconosciuto diplomaticamente.
Il fatto è curioso, perché nei casi dell’Eritrea o del Sudan del Sud la cosiddetta comunità internazionale si è affrettata a concedere il riconoscimento. Misteri della politica internazionale.
Ma qualcosa sta succedendo: dove non arrivano i governi, orientali o occidentali che siano, arrivano gli imprenditori e quei volenterosi che si mettono di impegno per sopperire all’inerzia diplomatica.
Con il contributo fattivo del senatore Razzi, che come abbiamo già potuto raccontare nell’intervista che ci ha concesso ad aprile è persona molto attiva nel campo delle relazioni internazionali,e della società di intermediazione Cosmos Group di San Marino, in questi giorni l’ambasciatore somalilandiano Mohamed Mohamud Ismail si è incontrato con due imprenditori pescaresi interessati a investire nel Corno d’Africa.
Si tratta di Giuseppe Massullo, titolare della Unigross, azienda di produzione e vendita di abbigliamento, e di Roberto Di Domenico, a capo della Spiedì, un nome importante nel settore delle carni ovine.
Il progetto è quello di realizzare nella città portuale di Berbera, segnatamente presso la zona franca gestita dalla società emiratina DP-World, uno stabilimento per la produzione di filati e uno per il confezionamento di carne Halal con l’obiettivo di aumentare il commercio verso i Paesi arabi. Con la costruzione di questi due impianti si otterrebbe l’atteso avvio dell’industrializzazione somalilandiana, un capitolo necessario per rafforzare l’economia e modernizzare la nazione africana.
Può sembrare poco in un’era di globalizzazione e incertezza globale, intanto questo incontro supera decenni di inerzia e incuria da parte di un’Italia che nel passato ha avuto una forte politica estera e commerciale.
Giuliano Fresi
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